Un parametro fondamentale per gestire la luce nella realizzazione dell’immagine è il “tempo di esposizione”.
Ovviamente il tempo di esposizione è strettamente legato all’apertura del diaframma, come spiegato nell’articolo “Il triangolo dell’esposizione” (in cui è presente anche lo schema con i vari parametri che influenzano l’esposizione).
A parità di luce, ad una apertura del diaframma maggiore, corrisponderà un tempo di esposizione più breve.
A cosa serve, però, scegliere un tempo di esposizione più lungo o più breve?

Il mosso

Un primo parametro da valutare attentamente è il pericolo di ottenere una foto mossa.
La foto può risultare mossa se, tenendo la fotocamera a mano libera, scattiamo con un tempo troppo lungo. Infatti , le vibrazioni della nostra mano possono far uscire la foto “mossa”.
Per evitare questo effetto (o sarebbe meglio dire difetto, a meno che l’effetto non sia voluto) bisogna impostare un tempo abbastanza veloce da compensare l’inevitabile tremolio della mano.

Il tempo di sicurezza

Il tempo di scatto oltre il quale non andare per evitare il mosso è spesso chiamato tempo di sicurezza. Per calcolarlo esiste una regola empirica che dice che il tempo di sicurezza t è uguale al reciproco della focale f dell’obiettivo che stai usando , quindi t=1/f. Facciamo un esempio: devi scattare una foto con un 50mm, il tempo di sicurezza sarà in questo caso t=1/50, dovrai scattare con un tempo non più lungo di 1/50 di secondo.

Tutto così semplice? Non proprio. Questa è una regola generale, per applicarla correttamente dobbiamo tenere conto di altri parametri. Per prima cosa va fatta una precisazione riguardo alla formula: vale così com’è scritta se stai usando una fotocamera con sensore formato 24x36mm (detto comunemente Full Frame). Se invece stai usando una fotocamera APS-C dovrai tenere conto del fattore di crop. Dovrai quindi moltiplicare la focale per 1,5. Nell’esempio di prima avrai 50 x 1,5 =75mm, perciò il tempo di sicurezza sarà 1/75sec. Ora che hai il tempo di scatto minimo sotto il quale non andare, devi tenere conto della tua mano. Non tutti hanno la mano ugualmente ferma (e non tutte le fotocamere hanno lo stesso peso e le stesse dimensioni). Alcuni riescono ad avere foto perfettamente nitide anche con tempi leggermente più lunghi, altri devono usare un tempo più breve di quello di sicurezza per non avere foto mosse.

Un’altra cosa che influisce sul tempo di scatto minimo utilizzabile è la presenza dello stabilizzatore sul corpo macchina, sull’obiettivo o su entrambi.

Lo stabilizzatore

Il meccanismo di stabilizzazione presente sugli obiettivi o sui sensori delle fotocamere digitali moderne può essere di grande aiuto per evitare il mosso. Con l’aiuto dello stabilizzatore si possono realizzare buoni scatti a mano libera anche con tempi piuttosto lenti.
L’efficacia degli stabilizzatori però è piuttosto variabile, e dipende dalla bontà del meccanismo della fotocamera, da come si impugna la stessa, dalla fermezza della mano, dalla focale utilizzata, nonché dalla fortuna. Non è difficile comunque ottenere foto perfettamente ferme anche con tempi da 2 a 4 stop più lenti di quanto consentito normalmente da un’attrezzatura non stabilizzata. Per esempio, se con un 400mm su formato Full Frame, in genere per ottenere una foto ferma si deve scattare con un tempo di almeno 1/400 di secondo, con un meccanismo di stabilizzazione  si potranno facilmente ottenere foto nitide con tempi di 1/100 e anche di 1/50 di secondo, magari con un bel po’ di fortuna si potrà arrivare ad 1/25 di sec. Con tempi più lunghi però la foto risulterà quasi sicuramente mossa.

Fermare o rendere il movimento

Tempo di scatto e mosso

Bisogna tener conto che oltre al tremolio della mano, un altro parametro che rischia di far venire la foto mossa è il movimento del soggetto. Tale movimento, purtroppo, non può essere compensato da alcun meccanismo. Quindi se desideriamo avere un soggetto in movimento che risulti bello fermo e nitido nella nostra foto, dobbiamo necessariamente utilizzare un tempo sufficiente a bloccarne il movimento.

Per bloccare il movimento di un soggetto in movimento (ad es. un auto, una moto, un ciclista, un corridore e via dicendo), di solito è necessario un tempo piuttosto breve. Ma forse, anche per trasmettere il senso del movimento, il fotografo potrebbe non desiderare di fermare totalmente il movimento. Potrebbe cercare di trasmettere dinamicità alla sua fotografia bloccandolo solo parzialmente utilizzando un tempo non sufficientemente rapido da bloccare completamente il movimento ma abbastanza da avere nitida buona parte del soggetto principale. Ad esempio un atleta che corre potrebbe essere reso molto bene usando un tempo che permette di avere testa e tronco nitidi e nel contempo braccia e gambe mosse.
Oppure il fotografo potrebbe cercare di sfruttare il movimento per ottenere volutamente un’immagine mossa per motivi creativi, per esempio per rendere la sua fotografia più onirica o pittorica. In questo caso andrà usato un tempo abbastanza lento da ottenere un’immagine mossa.

Tempi molto lunghi sono usati per trasmettere il senso del movimento dell’acqua che assumerà un aspetto “setoso”.
Naturalmente per ottenere effetti simili è necessario garantire la stabilità della fotocamera. Diventa pertanto necessario usare un treppiede.

 

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In pratica:

  • Se la tua fotocamera permette di impostare il programma a priorità dei tempi (di solito contrassegnato con [Tv], impostalo e poi varia i tempi con l’apposita ghiera. Osserva come la fotocamera varia i diaframmi di conseguenza.
  • Con una focale medio tele, intorno agli 80mm equivalenti, scegli un soggetto perfettamente immobile e fotografalo a mano libera con tempi diversi, che vanno da 1/500 di secondo a 4 secondi. Osserva attentamente le fotografie ottenute.
  • Se hai un treppiede, montaci su la fotocamera e fotografa un ruscello o una fontana con tempi variabili tra 1/2000 e 30 secondi. Utilizza un telecomando, uno scatto flessibile o il ritardo di scatto di due secondi per minimizzare il pericolo di vibrazioni. Osserva attentamente le fotografie ottenute.