Il diaframma è uno dei tre elementi che abbiamo visto nel Triangolo dell’esposizione.

L’abbiamo definito come “un meccanismo che permette di cambiare la quantità di luce che raggiunge il sensore”. In pratica il diaframma è un’apertura variabile, posta solitamente all’interno dell’obiettivo, il cui funzionamento ricorda quella dell’iride dell’occhio.

Disegno diaframma

Disegno di un diaframma. Si notano le lamelle che muovendosi variano l’apertura.

Il diaframma regola, come detto, la quantità di luce che lo attraversa per raggiungere il sensore e lo fa variando la dimensione della sua apertura. È un po’ come un rubinetto che regola la quantità di acqua che lascia passare aprendolo o chiudendolo.

I “numeri f”

In fotografia le varie aperture sono codificate con passi standard e indicate con la frazione f/.

Piccola parentesi: perché sono indicati come frazioni? Perché indicano il rapporto tra la lunghezza focale dell’obiettivo e il diametro dell’apertura attraverso cui passa la luce. Ad esempio, in un obiettivo 50mm f/1,4, f/1,4 è il diaframma massimo perché è dato dal rapporto tra la sua lunghezza focale (50mm) e il diametro della sua apertura (35,7mm):  50/37,5=1.4. Se invertiamo la formula otteniamo che il diametro dell’apertura è uguale a focale/1.4 ovvero f/1.4.

Ora osserva la scala delle aperture:

f/1 – f/1,4 – f/2 – f/2,8 – f/4 – f/5,6 – f/8 – f/11 – f/16 – f/22 – f/32 – f/45 – f/64

Essendo una frazione, più è grande il numero meno luce passerà attraverso il diaframma. Ad ogni step la luce che passa raddoppia o si dimezza. Ad esempio, passando da f/5,6 a f/4 la luce che passa raddoppia. Al contrario, passando da f/4 a f/5,6 la luce che passa è la metà. Queste variazioni in gergo fotografico si dicono “stop” (avrai sicuramente sentito qualche fotografo dire cose tipo: “apri di uno stop”).

In questa foto puoi osservare come le lamelle compongono l’apertura variabile del diaframma. Variando il diaframma le lamelle si muovono per allargare o restringere il foro attraverso cui passa la luce.

Più che un controllo dell’esposizione

Quindi il diaframma serve solo per regolare l’esposizione? No! Come già anticipato nell’articolo Il triangolo dell’esposizione (se non l’hai ancora letto ti consiglio di farlo), il diaframma cambia anche altri aspetti dell’immagine. Infatti, a seconda del diaframma scelto cambierà anche la profondità di campo. La profondità di campo, semplificando, è la zona davanti e dietro il punto di messa a fuoco percepita come sufficientemente nitida. Perciò usando un diaframma aperto (numero f piccolo) si può, ad esempio, ottenere una profondità di campo ridotta per isolare il soggetto dallo sfondo. Oppure usando un diaframma chiuso (numero f grande) si può ottenere una profondità di campo estesa per tenere nitidi i diversi elementi di un paesaggio.

Diaframma e tempo di esposizione

Per ottenere una corretta esposizione alla scelta dell’apertura dobbiamo abbinare un tempo di esposizione adatto.

Ci sono diverse coppie tempo-diaframma che danno una certa esposizione (tralasciamo in questo tutorial la sensibilità che in questo caso immaginiamo essere fissa). Per capirlo meglio ritorniamo all’esempio del rubinetto: il diaframma rappresenta il rubinetto, la corretta esposizione possiamo rappresentarla come un bicchiere da riempire e il tempo di scatto rappresenta il tempo necessario per riempire il bicchiere. Ora per ottenere lo stesso risultato, riempire il bicchiere, puoi aprire molto il rubinetto per poco tempo oppure tenerlo appena aperto per un tempo più lungo. Lo stesso avviene per ottenere una corretta esposizione, puoi usare un tempo breve e un diaframma aperto oppure un tempo lungo e un diaframma più chiuso. Quale coppia di tempo e diaframma scegliere dipende dalle circostanze. Qualcosa ho già accennato ma ne parlerò più ampiamente in un prossimo articolo.